RadioRed: che sarà?

radio vecchie

Radiored è un progetto nato con la pancia.Antenna spuntata nel deserto dei gobbi, sputo di lama del sud, canto messicano al grido del coyote. E’ la voce di dentro, inferno del nostro scontento di abitanti del villaggio delle anime morte.

Perché è qui, nella nostra terra di niente, che abbiamo scelto di vivere è lavorare, ed è qui che le cose, prima o poi, impari a tenertele dentro. Il silenzio vibra di risposte soffocate, di domande che ti si leggono addosso e che non riesci a fare, di omertà da stanchezza e voglia di russare. E che non se ne parli più. Poi una notte non riesci a dormire, ti giri e ti rigiri, e alla mattina al fianco ti trovi Radiored.

Parto.Riguardo il mio biglietto del viaggio al termine della sorte e, a metà cammino, torno uomo e riprendo a blaterare. Fermatemi a Foggia, voglio scendere e passeggiare, circondato da zingari che ti leggono le mani venendo giù in lento movimento tra macchine d’antan. Hanno viaggiato fin qui a cavallo delle loro roulotte solo per farci sognare. Di stare meglio, almeno di qualcuno.

Una vita passata a guardarsi indietro, per Nirvana un disco di Cobain, ché qua la speranza è verde dalla rabbia. Eppur si muore. Si muore piano piano, al suono di un arpa da intervallo, la nenia della nostra malasorte.

Piangerci addosso per cinque volte al giorno, l’elemosina al rosso del semaforo, un bel vestito antico alla domenica e giù a parlar male di tutto e di tutti: sono le regole della nostra sottomissione, islam italiano di paese a mezzogiorno.Radiored lo vuole raccontare.

E parlare di Red Hot, enclave di lingue e di disegni, scambisti di parole, memoria peer to peer, pilota automatico nei giorni un po’ così, titoli di coda di un film all’incontrario, colpo d’ala di un cuore in affanno.Certo, Radiored avrebbe potuto non nascere mai. E tutti continuare a vivere tranquilli come se niente fosse, all’oscuro di quello che succede a noi, l’unica preoccupazione camminare senza schiacciare merde di cane, il parquet della nostra heimat in rosso e nero.

E invece no, perché ci piace raccontare.Perché ci piace pensare che intorno c’è più di quello che si vede a prima svista, che un foglio di giornale (scarica e stampa) è un mezzo per leggere notizie ma ecco una deviazione del pensiero e si trasforma, è cappello di carta, barchetta leggera, voodoo al mal di pancia per ciclisti in discesa, foglio per scriverci poesie, esercizio d’origami, ritaglio per lettere anonime, passaporto per andare in bagno, message in a bottle, aereo planante, ripieno per montagne di presepe, raccolta differenziata, palla di rio, parole parole parole.Radiored è quello che sarà. Sarà.